L'ombra del padre. Il romanzo di Giuseppe by Jan Dobraczynski

L'ombra del padre. Il romanzo di Giuseppe by Jan Dobraczynski

autore:Jan Dobraczynski [Dobraczynski, Jan]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Morcelliana
pubblicato: 1980-10-14T22:00:00+00:00


Parte seconda

Il Figlio.

Nel corso di quell’anno Erode si era trasformato tanto da divenire irriconoscibile. Il viso gli si era scurito ed era divenuto quasi nero. Il naso pareva il becco di uno sparviero, e sembrava più lungo di prima. Gli cadeva sulle labbra eternamente riarse. Gli occhi infossati ardevano di continua febbre.

I dolori che adesso lo assalivano erano terribili. Era come se avesse confitto nel corpo un palo, che qualcuno per di più facesse ruotare. Allorché giungeva l’attacco del dolore, niente poteva mitigare la sua sofferenza. In precedenza riusciva a dominare il male. Adesso ululava, gridava, si mordeva a sangue le labbra e si strappava di dosso le vesti. E allorché l’ondata del dolore si allontanava, il re cadeva in uno stato di prostrazione totale.

Adesso era perennemente esasperato. Tutto lo irritava. Sospettoso di natura, ora scorgeva il tradimento dappertutto. Non aveva fiducia in nessuno, particolarmente dall’epoca in cui Salomè gli aveva riferito delle congiure di Antipatro e di Pheroras. Non aveva per il momento fatto nulla per punire i colpevoli. A Pheroras aveva imposto di andarsene in Perea, motivando la cosa con il comportamento di Roxana nei confronti delle figlie del re. Aveva inviato Antipatro a Roma. Aveva sguinzagliato dietro ad entrambi delle spie. Aveva anche ordinato di tenere sotto controllo tutti coloro dei quali gli era stato riferito che si erano legati al figlio e al fratello.

Soltanto poche settimane dopo la partenza di Pheroras era giunta da Gadara la notizia che il re della Perea si era gravemente ammalato. Erode dichiarò di temere per la vita del fratello, e, senza tener conto del contrasto ancor fresco e dei suoi dolori, si fece portare oltre il Giordano. Condusse con sé tutta una schiera di musici, che avevano l’ordine di suonare le loro selvagge melodie beduine allorché giungeva l’attacco del male. Non voleva che la gente sentisse le sue grida di dolore.

Ma il giorno dopo l’arrivo di Erode a Gadara Pheroras morì. Il re annunciò che suo fratello era stato avvelena e ordinò che si avviasse un’inchiesta. Furono imprigionate Roxana, sua madre e sua sorella e tutta la corte della regina. Roxana tentò di uccidersi gettandosi dalla finestra ma le sentinelle riuscirono a trattenerla. Le donne furono interrogate e torturate. Il palazzo risuonava delle urla delle donne e dell’ululato di Erode. Roxana cedette alle torture. Salvò la vita scaricando tutto su Antipatro. Pheroras, confessò, doveva per istigazione del nipote tentare di avvelenare Erode. Il veleno era stato fornito da Doris Pheroras aveva dovuto per sbadataggine bere lui stesso quel veleno…

Erode lasciò la vita a Roxana e ne fece immediatamente la sua amante. Da quel momento credette a tutto quello che lei diceva. Chiunque lei indicasse era colpevole.

Il corpo di Pheroras fu portato a Gerusalemme, e sepolto nel sontuoso mausoleo che Erode si era fatto erige per sé sui monti dietro la città, vicino alla Fossa dei serpenti. Il funerale fu solenne, e tutta Gerusalemme fu e costretta a prendervi parte. Nessuno si tirò indietro. La presenza di Roxana presso il re



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